La condotta Nord Milano nasce a Cinisello Balsamo nel 2002 e si è via via ampliata fino a diventare referente dell’associazione per tutti dell’hinterland nordmilanese. Propone incontri a tema, degustazioni, collabora con enti pubblici e privati, lavora in ambiti educativi, organizza mercati contadini. La Condotta è ospitata all’interno dello storico edificio della cooperativa Agricola di Balsamo, ma si muove ed organizza eventi su tutto il territorio di riferimento.
Per comunicazioni, richieste o semplicemente se hai voglia di collaborare alle nostre iniziative, puoi contattarci a:
CONDOTTA NORD MILANO
Via Mariani, 11 Cinisello Balsamo – nordmilano@network.slowfood.it
Tesseramento: Rosa Montaldo
Referente per la Biodiversità: Jacopo Matichecchia
Referente per i produttori: Fabio Zignani
Referente per l’Educazione: Francesca Marazzini
Advocacy, Food Policy e Area Metropolitana: Giuliana Daniele
Referente per i Presìdi Slow Food e per l’area Cibo e Salute: Daniela Marchesi
Comunicazione: Giuliana Daniele e Jacopo Matichecchia
Segretario: Roberto Giordano
ITINERARIO STORICO
Nel 2015 Slow Food Nord Milano, il Centro di Documentazione Storica di Cinisello Balsamo e l’Ass. Amici del Milanino hanno realizzato due ITINERARI STORICI VIRTUALI sulle tracce del nostro recente passato, quando nel Nord Milano la produzione diretta di cibo era ancora l’occupazione prevalente e l’abitare aveva la forma della corte.
Dall’inizio del Novecento, con lo sviluppo dell’industria, gli occupati nell’agricoltura diminuiscono drasticamente, così cambiano le architetture e le forme dell’abitare, i luoghi e i modi della vendita e del consumo di cibo: le cascine ma anche i negozi, bar, trattorie di una volta pian piano scompaiono… Scompare la corte, tipologia edilizia caratteristica dei borghi agricoli di Cusano, Cinisello e Balsamo, ma anche luogo di aggregazione e di socialità, espressione del senso di appartenenza per la comunità locale. Le Cooperative Edilizie realizzano alloggi a costi accessibili e nasce Milanino, la città giardino con il sogno di una casa per tutti nel verde. Negozi, bar, trattorie di una volta scompaiono o si trasformano.
Il nostro itinerario virtuale ci aiuta a fissare nella memoria collettiva le tracce – ancora presenti sul territorio – di un mondo che abbiamo voluto lasciare in tutta fretta, ma che oggi recuperiamo con la riscoperta del valore della produzione alimentare locale, della tradizione radicata sul territorio, della qualità del lavoro e del prodotto dell’artigiano.
Scegli un itinerario
Per ripercorrere questa evoluzione attraverso descrizioni, oggetti, testimonianze e fotografie d’epoca abbiamo realizzato due itinerari virtuali rielaborando i materiali raccolti dal Centro di Documentazione Storica del Comune di Cinisello Balsamo e dall’Associazione “Amici del Milanino”.
I materiali sono stati esposti anche nella mostra intitolata “L’ultima corte”, in programma a Cinisello Balsamo dal 9 al 24 maggio 2015, e nella mostra “Corti, fattorie, ville, negozi e artigiani nella Cusano del ‘900”, che si è svolta a Cusano Milanino dal 30 maggio al 14 giugno 2015.
- Cinisello Balsamo
- Cusano Milanino
Itinerario #1
A cura del Centro di documentazione Storica di Cinisello Balsamo e dell’Associazione Amici del Milanino.
Prima del 1928, gli abitanti dei due paesi di Balsamo e di Cinisello vivevano quasi esclusivamente dei prodotti della terra. Le fotografie dei primi decenni del XX secolo ritraggono infatti i due borghi, con caseggiati attestati sulle piazze principali e caratterizzati da edifici rustici con corti interne, spesso collegate tra loro, contornati da ampie distese di campi coltivati, prevalentemente a gelsi con vite. Le fonti iconografiche attestano che la situazione perdura fino a quando lo sviluppo urbano degli anni Cinquanta determina un sostanziale cambiamento nello skyline cittadino, con palazzi di cinque o sei piani che svettano tra le più antiche case-corte locali. Lo spazio libero all’interno dell’abitato continua comunque ad essere luogo di aggregazione e di pratiche sociali, sia produttive che ludiche.
Negli anni Ottanta i cortili ospitano ancora i giochi dei nuovi cittadini di Cinisello Balsamo, ma la loro identità va via via esaurendosi con l’inizio del XXI secolo, quando le nuove costruzioni privilegiano i giardini di quartiere o condominiali, con aree di gioco attrezzate. Le ultime cascine sono spesso adibite a depositi o a sedi di produzioni artigianali, i cortili cittadini diventano luoghi sempre più negletti, privi di vita, destinati ad accogliere il nuovo flusso migratorio senza averne sempre le potenzialità. Ignorati per anni negli interventi di riqualificazione urbana, sono sempre più spesso coinvolti nei progetti di ristrutturazione architettonica promossi dalle nuove generazioni, sia per la disposizione degli spazi abitativi, più a misura d’uomo, sia per l’intima atmosfera “di paese” di cui sono una delle ultime tracce tangibili.
Il nome della cascina deriva dal cognome della famiglia che vi abitava. È situata vicino a un parco in uno spazio ampio, dove per metà c’era una piazza, e per l’altra metà alberi e piante, specialmente gelsi.
Indirizzo Via Gran Sasso 56
Tipologia generale Edificio rurale con paramenti murari in stile eclettico. Sentiero d’ingresso contornato da gelsi Presenza della “casa dell’acqua”.
Tipologia specifica cascinale
Epoca di costruzione Inizio Novecento.
Uso attuale Sede dell’associazione “ANFFAS Onlus” composta da persone disabili e soci. Vengono promosse iniziative di solidarietà.
Uso storico Uso agricolo dagli anni ’60. Uso abitativo, alloggio di contadini.
Condizione giuridica Proprietà privata.
La cascina Vallo originariamente costituita da un edificio a L è stata in seguito ampliata con l’aggiunta di un corpo lungo a L sul lato meridionale della corte. La parte più antica conserva verso il cortile un porticato architravato di un impianto originale. Il corpo più tardo, novecentesco, è invece costituito da un fienile con tettoia in mattoni. L’edificio è in muratura continua.
Nome storico Cascina Vallo
Indirizzo Via L. Alberti (case sparse) Cinisello Balsamo (MI)
Tipologia generale Architettura rurale
Tipologia specifica Cascina
Epoca di costruzione Sec. XVI – ante 1722
Condizione giuridica Proprietà privata.
Uso storico Intero bene: abitazione/ attività produttive agricole
Uso attuale Intero bene: abitazione/ attività produttive agricole
La Cort di “Paulott” fu la prima casa cooperativa costruita dalla Cooperativa edificatrice La Nostra Casa. La costruzione, ultimata nell’estate del 1912, fu realizzata per offrire una dimora accogliente, con affitto modesto, ai lavoratori impegnati nell’industria. A quel tempo, infatti, i proprietari terrieri vincolavano la locazione della casa a quella della stalla e del terreno e dunque risultava difficile, per le nuove famiglie operaie, ottenere in affitto i locali nelle corti agricole.
Nome storico Cort di Paulott
Indirizzo Via Libertà 45 Datazione 1911
Caratteristiche del prospetto su strada Il modello proposto della corte venne ampliato lungo gli altri edifici di Via Libertà, formando cosi un’unica corte urbana.
Caratteristiche planimetriche dell’edificio Gli spazi del cortile vennero suddivisi in appezzamenti coltivati. Successivamente venne modificato l’impianto originario, ad esempio con l’aggiunta, nel 1958, di un nuovo edificio all’interno della corte.
Descrizione della corte La corte è composta da più edifici costruiti in epoche differenti: il più antico è del 1912 e il più recente è del 1958.
Uso storico Abitativo caratterizzato dagli orti all’interno della corte.
Uso attuale Abitativo
Edificio in muratura continua a due piani su corte. Il corpo settecentesco, posto a oriente della corte, presenta un porticato a piano terra con soffitto ligneo cassettonato che si apre in facciata con cinque arconi ribassati aperti e quattro occlusi. Al piano primo la distribuzione avviene mediante ballatoio con scala centrale a due rampe e scale di servizio.
Indirizzo Via Sant’Eusebio, 33 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici)-Cinisello Balsamo (MI)
Tipologia generale Architettura rurale
Tipologia specifica cascinale
Epoca di costruzione Sec. XVIII – sec. XX
Uso attuale Intero bene: abitazione/deposito
Uso storico Intero bene: abitazione/attività produttive agricole.
Condizione giuridica Proprietà privata.
L’unico elemento originale del vecchio edificio è oggi il balcone aggettante sul cortile del corpo settentrionale, tutto il resto è stato ristrutturato con sostituzione di materiali. L’impianto planimetrico a L è rimasto sostanzialmente invariato.
Indirizzo Via Finale (case sparse) – Cinisello Balsamo (MI)
Tipologia generale Architettura rurale
Tipologia specifica Cascina
Epoca di costruzione Sec. XVIII – ante 1888
Uso attuale Intero bene: abitazione/ deposito
Uso storico Intero bene: abitazione/ attività produttive agricole
Condizione giuridica Proprietà privata.
La cascina Malpensa si presentava nel 1722 con un complesso rurale a corte aperta sul lato meridionale. Attualmente la corte risulta chiusa da un edificio adibito a fienile e di costruzione probabilmente ottocentesca. La corte è accessibile attraverso un arco ribassato passante con copertura a cassettoni lignei. Il corpo meridionale è aperto in basso da un portico a tre archi ribassati e in alto da un fienile.
Nome storico Cascina Malpensa
Indirizzo Via Malpensa (case sparse)
Datazione Sec.XVIII – ante 1722
Tipologia generale Architettura rurale
Tipologia specifica Cascina
Uso storico Intero bene: abitazione/attività produttive agricole
Uso attuale Intero bene: abitazione/deposito
Condizione giuridica Proprietà privata.
Luogo di ritrovo dei contadini per condividere i prodotti della loro terra. La corte è circondata da una vasta presenza di verde. La corte è una parte di una preesistente corte più articolata.
Nome storico Cooperativa Agricola.
Indirizzo Via Mariani, 11.
Datazione Fine prima guerra mondiale.
Descrizione Corte restaurata e caratterizzata da un’abbondanza di verde, in particolare nel giardino retrostante.
Uso storico Cooperativa agricola frequentata da agricoltori.
Uso attuale Osteria Barbagianni.
Itinerario #2
A cura dell’ass. Amici del Milanino
L’itinerario rielabora i materiali della mostra “Corti, fattorie, negozi e artigiani” nella Cusano del ‘900 ed esplora il passato agricolo di Cusano Milanino.
Il percorso si muove sulle tracce delle vecchie corti e delle attività agricole relative, dei negozi di alimentari e dei luoghi di consumo del cibo, espressione della vita sociale nel nostro passato recente, e non da ultimo, ricostruisce ciò che è stato e ciò che resta dell’innovativo sogno della Città Giardino di Milanino.
01 – La Città Giardino, la città in campagna.
Nel progetto della città Giardino Ideale, un’area agricola di 5000 acri (2025 ha) è destinata ad assicurare l’alimentazione degli abitanti. La città trae alimento direttamente dal contado, come era prima dell’era dei trasporti veloci a grande distanza.
“La Città Giardino, che sarà costruita vicino al centro dei 6.000 acri, copre la superficie di 1.000 acri (405 ettari), cioè un sesto dell’area totale acquistata” (1).
“nell’area urbana vera e propria vivono circa 30.000 abitanti e nella zona agricola 2.000” (1).
“… da una parte la città vera e propria, con la sua popolazione impegnata nella varie attività, occupazioni e professioni, offre il mercato più immediato per la popolazione agricola; d’altra parte, gli abitanti della città, nella misura in cui assorbiranno la produzione di loro vicini agricoltori, potranno realizzare un netto risparmio sul costo di qualsiasi dazio e trasporto” (1).
(1) Hebenezer Howard – Garden Cities of Tomorrow (1902)
L’Unione Cooperativa adotta questo modello
Nel progetto di Milanino, l’Unione Cooperativa considera l’orto – giardino disponibile per ogni alloggio come indispensabile integrazione del salario attraverso la produzione diretta di frutta e verdura. Nell’area agricola attorno alla città si installeranno fattorie di produzione.
L’assemblea dei soci dell’Unione Cooperativa del 28 aprile 1907 approva la proposta di:
“dar vita ad un quartiere di case tutte appartenenti all’Unione Cooperativa, quartiere che dovrebbe sorgere presso uno dei più vicini e sani comuni che stanno attorno a Milano, e che a Milano son già congiunti o facilmente congiungibili, con qualche linea ferroviaria o tramviaria…. Quando, per andare e venire dalla propria casa, già si usa prendere il tram, tanto vale restarvi 5 o 10 minuti in più, pagando 5 o 10 centesimi in più. Basterà il risparmio sul costo della verdura a compensare tale spesa. L’Unione Cooperativa, presso il proprio quartiere, oltre ad un’ortaglia, potrebbe avere una vaccheria che fornisca latte puro a buon mercato, poi una lavanderia ed altri servizi contribuenti all’economia ed all’igiene domestica. Nel quartiere, naturalmente, si impianterebbe anche una succursale del ramo alimentare” (2).
(2) Il nostro Giornale, organo dell’Unione Cooperativa, aprile 1907.
Dopo un secolo ancora campi coltivati a Cusano Milanino
Lo sparuto 10% di suolo non ancora urbanizzato di Cusano Milanino è quasi tutto inserito nel Parco del Grugnotorto-Villoresi e ancora quasi tutto coltivato.
L’idea della autosufficienza alimentare, alla base del progetto della Città Giardino di Ebenezer Howard, comincia a concretizzarsi nel 1922 con la costruzione e l’inizio della produzione agricola di ben due fattorie: una a Nord di Milanino verso Calderara, l’altra a Est verso Cinisello.
La fattoria Milanino, situata in territorio di Paderno Dugnano è tuttora attiva. Fino a pochi anni fa aveva un buon numero di mucche da latte; a seguito della progressiva riduzione del prezzo pagato ai produttori (ricordate il tema delle quote latte), l’attività si è convertita ai bovini da carne con una significativa riduzione del numero dei capi.
Anni fa offriva una punto di prelievo di latte fresco, poi disattivato per il costo dell’adeguamento alla normativa imposto dalla ASL, che a detta dei proprietari avrebbe causato un aumento eccessivo del prezzo di vendita.
La famiglia Invernizzi, fino a pochi mesi fa conduttrice dell’azienda, è sempre stata disponibile per tutte le iniziative educative sui temi della fattoria, del cibo, della produzione agricola e dell’allevamento.
Oggi invece (inizio 2015) il comune di Milano, di cui l’Azienda Agricola Invernizzi era affittuaria, ha ceduto la proprietà dei terreni e degli edifici ed il futuro dell’azienda è incerto.
Ecco come viene presentata la fattoria Milanino sul numero di gennaio 1923 de l’Idea Cooperativa, organo dell’Unione Cooperativa che aveva fondato Milanino



Antica corte agricola, conserva ancora oggi alcune caratteristiche tipiche.
Situata al n. 17 di via Matteotti, più vicina la Santuario che al centro del paese, risale alla fine ‘700 – inizio ‘800: è riportata infatti sulle mappe catastali del 1820. Nelle statistiche dell’epoca i suoi abitanti erano registrati come residenti nelle cascine fuori dal centro abitato.
L’edificio principale, parallelo a via Matteotti, leggermente arretrato con giardini sul davanti, è rimasto praticamente immutato: due piani, con il lungo ballatoio sul fronte interno all’estremità del quale sono ancora riconoscibili quelli che un tempo erano i cessi comuni, scale coperte con lastre di serizzo e corrimano in legno, grandi lastroni di serizzo per il ballatoio, ringhiere in ferro con l’alto sostegno a L rovesciata ed il caratteristico attacco a V piombato sulla pietra. Il portico di ingresso, con grosse travi di legno a vista, a primavera è frequentato dalle rondini.
Gli edifici rustici sugli altri lati della corte sono stati ormai tutti trasformati in moderne residenze. Fino al 2010 e oltre, lungo vicolo Lambro, erano ancora visibili le ultime stalle con i sovrastanti fienili, trasformate in box e depositi.
Secondo il racconto di A. Spinelli (pubblicato su Tramway del giugno 1990) la corte era di proprietà di Luigi Tirelli (lo stesso che cedette al comune l’attuale parco comunale) e fu venduta, frazionata, intorno al 1925.
Il nome della corte comunemente si fa derivare dal tutolo del granoturco (quello che resta dopo la sgranatura), ottimo combustibile soprattutto per la formazione di braci, in dialetto mulin o mulinitt. Riportando il racconto della nonna, lo Spinelli lo attribuisce invece ai Munit, antichi proprietari o abitatori della corte.
Piccola corte situata in via Matteotti al n. 5, databile alla fine ‘800-inizio ‘900. Negli anni le stalle ed i fienili sono stati trasformati in magazzini, depositi, locali per aziende. Sul fronte interno dell’edificio sul lato ovest su può ancora vedere il ballatoio con le sue caratteristiche originali.
Da qualche tempo la corte è molto animata per presenza di un ristorante, di uno studio fotografico e di un rivenditore di cose usate.
Un’ampia porzione della corte, già piuttosto ristretta, è dedicata a parcheggio: ciò favorisce le imprese commerciali lì operanti, ma la snatura un po’
Piccolo cortile situato in via Matteotti al n. 23, dove si respira un’atmosfera particolare: il tempo sembra essersi fermato. L’immancabile ballatoio qui è servito per creare un portico dall’aria molto accogliente. Gli edifici della parte più interna richiamano addirittura le villette tipiche dell’inizio del ‘900, ispirate alla città giardino, di cui troviamo molti esempi anche nei comuni qui attorno.
Gli edifici della corte compaiono per la prima volta su una mappa del 1920.
Il nome deriva dal soprannome di Sping o Spingina affibbiato ad Angela Robbiati (1895-1945), pungente con i giovani che rubavano nel suo negozio di frutta e verdura, sposa di Alessandro Ronchi, capostipite dei nuclei familiari succedutisi nella corte fino alle soglie dell’anno 2000 [Andrea Spinelli sul periodico TRAMWAY, gen 1990] .
Antica corte in via Omodei 7. Questa zona di Cusano appare già edificata nelle mappe del catasto teresiano (rilievi del dicembre 1721): si trova infatti proprio di fronte a quelli che all’epoca erano i giardini di Palazzo Omodeo. Gli edifici e gli orti retrostanti sono registrati come proprietà del Marchese Carlo Omodeo: con tutta probabilità erano utilizzati dai suoi coloni.
La corte conserva ancora oggi molti elementi caratteristici: gli edifici rustici in fondo al cortile, un tempo stalle e fienili, i cessi comuni, lontani dalle abitazioni e vicini alle stalle, il portico con il soffitto sostenuto da grosse travi e frequentato dalle rondini. Gli edifici destinati ad abitazione sono stati, come ovvio, ristrutturati per adeguarli alle esigenze di oggi.
In via Matteotti 45, oggi [2015] impacchettata per lavori di ristrutturazione. Uno degli edifici più antichi di Cusano: la parte più antica risale al 1300 e fu residenza di Guglielmo l’Alemanno, capitano di ventura. Infatti è nota anche come villa Alemanni. Dalla metà del ‘700 fu in parte proprietà della parrocchia di Cusano, poi unica proprietaria dal 1930 fino a pochi anni fa, quando il complesso fu ceduto ad una immobiliare.
L’edificio lungo via Matteotti, con il portico sul cortile che rivela la sua origine tutt’altro che rustica, fu sempre adibito a residenza, mentre al di là del cortile trovò sede il circolo ACLI, frequentatissimo, con la Società Bocciofila Serena (dal 1956 al 2007) che nel 1982 inaugurò addirittura il bocciodromo coperto, sulle cui corsie si svolsero combattutissimi tornei di rilevanza regionale ed anche nazionale.
Prima di venire sbarrato il portico fu per tanti anni, “la casa delle rondini, meta di visite dei bambini della vicina scuola materna.
Leggiamo cosa ci racconta Vittorio Ansaloni di Gugliemo l’Alemanno (1):
Guglielmo l’Alemanno fu uno dei tre capitani della Gran Compagnia che attorno alla metà del 1300, forte di 3000 cavalieri ed ancor più numerosa fanteria, si dedicò “al saccheggio, agli incendi ed alle ladrerie” come era d’uso all’epoca da parte delle compagnie di ventura “che il Muratori chiama compagnie di masnadieri e di ladri”.
“Questa temuta compagnia, dopo avere predato la Romagna e Rimini passò al soldo del Malatesta per vendicarlo contro la ribellione di Fano, indi i tre capitani si preparavano ad invadere il Bolognese allorché il Pepoli, Signore di Bologna, sdegnando di venire alle armi con gente che non aveva nulla da perdere, si difese pagando alla Compagnia una data somma a patto che fosse uscita dal territorio Bolognese senza fare alcun male e così avvenne. Lasciato il Bolognese, la Gran Compagnia nel mattino del 28 Gennaio 1343 si accampò nei dintorni di Modena ed intimò alla città di provvedere subito a tutto il vettovagliamento della Compagnia. La città obbedì tosto nella speranza di evitare rappresaglie a danno del contado; ma invece quella soldataglia al levare delle tende rubò ogni cosa ai contadini e molti innocenti furono trovati appiccati agli alberi.
Di poi la Compagnia passò nel Reggiano indi si rovesciò sul Mantovano per minacciare la Lombardia ed allora le città percosse, e quelle minacciate, si accordarono per proporre ai tre capitani il pagamento di 10 mila fiorini a patto che la compagnia fosse sciolta ed i tre capitani tornassero ai loro paesi. Così fu fatto ed i capitani pieni d’oro, di spoglie e di armi, sciolsero i loro affiliati: il Guarneri tornò in Germania, il da Panigo a Panigo ed il da Cusano a Cusano ove abitò la casa vicino a sinistra del Seveso all’altezza del ponte interno, ove ora è l’oratorio femminile”
(1) Vittorio Ansaloni – Cenni Storici di Cusano Milanino dalle epoche più remote e cronaca recente al 1932 – Tipografia Colombo, Cusano Milanino, 1934.
Un esempio di ristrutturazione di una corte che ha saputo mantenere le caratteristiche tipiche della costruzione originale pur adeguandola alle esigenze di una dimora moderna.
In via Manzoni 4.
A Milano, come in tante città europee, lo sviluppo industriale dell’ultimo trentennio dell’800 attira in città decine di migliaia di operai. Le condizioni di alloggio delle famiglie diventano rapidamente drammatiche. Una commissione di inchiesta del comune di Milano rileva (marzo 1903) che quasi il 15% degli alloggi popolari sono irregolari: si tratta di quasi 19.000 soffitte, mezzanini, pianterreni e sotterranei che andrebbero soppressi se si applicasse il regolamento d’igiene. Il 35% degli alloggi popolari sono sovraffollati ”Si tratta di circa 100 mila cittadini per i quali è violata ogni più discreta norma di personale incolumità e ai quali l’abitazione riesce ricovero incomodo ed insalubre.”
Fuori città, a Cusano come in tutto il Nord Milano, il passaggio dall’agricoltura all’industria con la relativa immigrazione operaia inizia ad essere significativo dai primi anni del 900. Le famiglie i cui membri lasciavano, anche solo in parte, il lavoro nei campi, erano costrette molto spesso a lasciare anche l’abitazione in cascina o in corte.
L’emergenza casa investe Cusano con due effetti diversi: da un lato la cooperazione, prima solo di consumo o di lavoro, diventa anche edilizia e nascono le prime “case di abitazione per i lavoratori … rivolte al benessere morale-economico della classe lavoratrice”; dall’altro l’Unione Cooperativa fonda Milanino, la Città Giardino, con l’intento di offrire a tutte le famiglie, di qualsiasi livello di reddito, il sogno di “una casa sana, con largo spazio per respirare, rispettando la bellezza della natura”.
La Cooperativa Edificatrice di Cusano sul Seveso, costituitasi nel 1906, di marcata ispirazione socialista, costruisce la sua prima casa nel 1907 (18 bilocali su tre piani ed al piano terra lo spaccio della cooperativa di consumo, attiva già dal 1903) e le seconda nel 1910 (per un totale di 41 famiglie alloggiate). Dopo la pausa per la prima guerra mondiale, nel 1920 la Cooperativa acquista un cascinale (la futura Curt di Bagn) dove ricava 13 nuovi alloggi. Lo sviluppo continuo per oltre cento anni (l’ultimo edificio è del 2006) ha portato il patrimonio della Cooperativa ad oltre 1050 alloggi.
Per dare un’idea di quanto la cooperazione edilizia abbia inciso e tuttora continui ad incidere sulla forma della Cusano di oggi, basti una cifra: oggi a Cusano una famiglia su 5 abita in un alloggio cooperativo, cioè in affitto in una casa della Cooperativa Edificatrice o della Cooperativa Edilizia Lavoratori Cristiani oppure in una casa acquistata a riscatto da una delle due cooperative.
La seconda cooperativa edilizia di Cusano nacque nel 1953 e subito realizzò il primo edifico in viale Buffoli 35. Erano gli anni in cui iniziava la gigantesca ondata migratoria da tutta l’Italia verso le fabbriche del triangolo industriale e da allora la stretta collaborazione con l’altra cooperativa, quella “rossa” per intenderci, ha saputo orientare le scelte di pianificazione urbanistica sul territorio del comune al punto che con i suoi circa 600 alloggi, in parte a proprietà divisa e parte a proprietà indivisa, anche questa cooperativa ha sputo contribuire in modo efficace all’invidiabile record cusanese: oggi a Cusano una famiglia su 5 abita in un alloggio cooperativo, per lo meno come origine.
Realizzata tra il 1909 ed il 1912 (i primi abitanti sono del 1911), anche la Città Giardino di Milanino fu una risposta all’emergenza casa che attanagliava Milano ed il suo hinterland (diremmo oggi) nei primi anni del ‘900.
Ispirata alle Garden City inglesi dell’epoca, sorse per opera dell’Unione Cooperativa, all’epoca la più forte cooperativa italiana, e del suo infaticabile presidente, Luigi Buffoli. Lo spirito solidale e cooperativo di una casa per tutti a costi accessibili si realizza in un progetto unitario di un quartiere dove si coniugano i vantaggi della vicinanza alla città (vita sociale e culturale, opportunità lavorative, accesso ai servizi scolastici e sanitari) e quelli della campagna (aria sana, spazio, riposo e tranquillità, contatto con la natura).
L’Unione Cooperativa acquista le aree e realizza strade, ampie e quasi tutte alberate, marciapiedi, acquedotto, fognatura, rete elettrica e rete gas. Cede ai privati i lotti sui quali si realizzano villini e casette a schiera con un regolamento, allora eccezionale, a protezione del verde e dei giardini. Una cooperativa di inquilini costruisce decine di alloggi da cedere in affitto a chi non può permettersi l’acquisto.
Alberature stradali, cespugli a fioritura distribuita nel corso dell’anno sui viali principali, spazi pubblici a verde, strade curve per potenziare l’effetto paesaggistico completano il disegno di un quartiere ideale che, nonostante lo sviluppo edilizio sfrenato del secondo dopoguerra, dopo oltre un secolo ha mantenuto i caratteri originari della bassa densità e della ricca dotazione di verde.
Ancora oggi si realizza il sogno di allora, “…in cui ognuno possa avere la sua casetta, semplice ma pulita, fiancheggiata da un giardinetto, in cui gli sia permesso di respirare liberamente qualche ora all’aria libera, in mezzo al verde ed ai fiori, la sera, dopo uscito dall’ufficio o dall’officina” [da una pubblicità di Milanino del 1912].
Grazie a Milanino, l’intero Comune di Cusano Milanino fu tra i primi in Italia a dotarsi di un piano regolatore ed oggi rappresenta una invidiata eccezione nell’hinterland milanese.
Costituitasi nel 1909, l’anno successivo, forte di 1500 soci ed un consistente capitale sociale, la Cooperativa Inquilini di Milanino acquista dall’Unione Cooperativa un primo lotto di 14.000 mq per costruire case da cedere in affitto ai soci.
Nel 1911 i primi 34 alloggi, del tipo casette a schiera, diremmo oggi, sono pronti: il quartiere tra via dei Tigli, Via Cooperazione, via Edera e via Reseda. In via del Giglio registriamo il primissimo abitante di Milanino (maggio 1911), un dipendente dell’Unione Cooperativa..
Durante la Grande Guerra, una dozzina di alloggi furono concessi con affitti di favore ai profughi dalle zone di guerra. In seguito diversi locali furono affittati dal comune come aule per le classi elementari prima della costruzione dell’attuale scuola Luigi Buffoli (1922).
Nell’ideale di Buffoli, dopo che i terreni venduti per le ville sui viali principali avevano ripagato l’ingente investimento per l’urbanizzazione dell’intero villaggio, tutto il resto di Milanino avrebbe dovuto essere costruito da società cooperative su lotti da esse acquistati, in modo che da una parte restasse vivo l’ideale solidale e mutualistico che ispirava l’Unione Cooperativa e dall’altra l’incremento di valore del suolo e degli immobili fosse a vantaggio della collettività e non dei privati proprietari.
Con la morte di Buffoli (5 ottobre 1914) e la Grande Guerra, il progetto di Milanino si arenò e con esso il sogno di una casa cooperativa nella Città Giardino. Il primo quartiere realizzato non ebbe infatti seguito.
Il tema del costo di una casa nel verde con tutti i confort moderni fu una delle preoccupazione dell’Unione Cooperativa fine dalle origini del progetto per Milanino. La Città Giardino non doveva essere un sogno per pochi privilegiati, ma una proposta concreta per tutte le classi sociali. Otre alle cooperative, che avrebbero dovuto costruire gran parte di Milanino con casette economiche da cedere in affitto, l’Unione Cooperativa volle anche sperimentare direttamente un modello di villetta economica ideale.
Nel 1910 bandì un concorso per la casa economica ideale: vinse l’architetto Marazzi, di Lugano con il progetto SIMPLEX, un villino di 8 locali su due piani, con doppi servizi e bagno solo al piano superiore, finiture economiche ma un costo ancora elevato. Nel 1912 l’Unione Cooperativa realizzò i due villini ancora visibili in fondo a via dei Tigli (ai numeri 28-34): il progetto è simile a quello del concorso suddetto, ma con locali più piccoli e lo sdoppiamento su due alloggi per ogni villino. Essi furono posti in affitto ed in seguito in vendita.
La casetta bifamigliare fu costruita per la prima volta nel 1856 a Mulhouse, in Alsazia, nell’ambito del villaggio per operai e lavoratori realizzato dalla locale associazione degli industriali, come modello ideale di casa indipendente ed economica.
Razza sintetica di polli creata negli anni 20 dal rag. Isidoro Bianchi, agronomo, insegnante alla scuola di Agraria Femminile di Niguarda e residente a Milanino. Ottenuta incrociando due razze abbastanza diffuse nel milanese e in Brianza, la Valdarno e la Orpington, la nuova razza ebbe larga diffusione per un paio di decenni nel Nord Milano ed in diverse zone della Lombardia grazie alla sua spiccata rusticità ed alla resistenza ai climi umidi e freddi. In seguito si estinse. Con un progetto di recupero e valorizzazione in corso dal 2008, l’Università di Milano, con il contributo della Provincia e della Regione, ha di nuovo ricostruito e tipizzato la razza, affidando ogni anno la crescita dei pulcini ad un gruppo di allevatori.
Il pollo Milanino, per il sapore e la qualità delle sue carni, ha già ottenuto importanti riconoscimenti.
Qui trovi l’elenco sempre aggiornato degli allevatori:
http://www.cittametropolitana.mi.it/agricoltura/produzioni_agricole/Progetto_biodiversita/Pollo_Milanino/
La casa dove il rag. Bianchi abitò a Milanino e dove realizzò il suo pollaio modello e sviluppò la nuova razza, è una delle “casette economiche ideali” costruite dall’Unione Cooperativa nel 1912. Se guardate bene, dietro il box prefabbricato, si intravede ancora quello che fino a pochi anni fa era un pollaio in pieno esercizio.
Ecco come l’iniziativa del Rag. Bianchi viene presentata in un manuale di pollicoltura del 1921:
Altro che orti in città! Del resto l’allevamento di animali da cortile era allora e fu a lungo in seguito ampiamente praticato anche a Milanino, non solo nelle corti di Cusano.
Due corti affiancate in Via Matteotti 10 e 12, risalenti ai primi dell’ottocento, accanto alla Curt di Rumagnùn, già presente sul catasto teresiano.
Si racconta la proprietà era di un militare, probabilmente un ufficiale, proprietario terriero, eroe delle guerre risorgimentali, che aveva avuto entrambe le mani amputate a seguito di ferite riportate in battaglia. Uno dei Turati, immigrato dalla Brianza, da semplice attendente divenne il suo uomo di fiducia, segretario, fac totum al punto che alla sua morte ricevette in eredità la corte ed i terreni, da allora dei Turati. Negli anni gli edifici furono ampliati per ospitare vari membri della famiglia; negli anni 50 una ampia porzione della proprietà, che arrivava fino alla via Erba, fu ceduta alla Cooperativa ACLI Immobiliare Moderna che vi realizzò (1955) il suo secondo edificio, la Casa Torre di via Lecco 10. Per alcuni anni questo fu l’edificio più alto di Cusano (10 piani).
Comunque le due corti conservano ancora nella parte posteriore una zona riservata agli orti e agli animali da cortile. La si può intravedere percorrendo via Lecco verso Nord.
La denominazione Curt di Prestiné deriva dal fatto che a lungo sull’angolo di via Lecco ci fu un fornaio (ora è un negozio di abbigliamento).
Dal nome del proprietario Barzaghi, panettiere. Nota anche come Curt di Pesitt. In piazza Cavour 9.
Tra il Seveso e via Cusani, al centro con la vecchia canonica a sinistra, ora Casa dell’Accoglienza, ed il cortile di casa Capelli a destra, l’edifico d’angolo con l’aria già più borghese.
Questo lato della piazza risulta già edificato nel catasto teresiano (rilievi del 1721), anche se nel tempo i fabbricati hanno senz’altro subito modifiche e rifacimenti.
La tradizione tramanda che in questa corte abitasse un tale soprannominato Pecaa fa merun, sacrestano, che impediva ai ragazzi la raccolta delle sterco nelle strade, utilizzato come concime per gli orti, sostenendo che era tutta roba sua (1).
(1) Ezio Cuppone – Le corti di Cusano Milanino, in Cusano Milanino 1900-2000 – Comune di Cusano Milanino, 2009.
Dal nome del proprietario Gervaso Asnaghi. In vicolo San Martino. Ampia corte, solo recentemente chiusa da un recinzione sul vicolo. Gli edifici sul lato nord (lungo vicolo san Martino) ed est sono già presenti in mappa nel catasto 1820, sono quindi databili a inizio ‘800.
Pur dopo ampie ristrutturazioni, la corte conserva ancora alcuni elementi caratteristici: la disposizione a quadrato attorno al cortile, il ballatoio in legno, parte degli edifici un tempo adibiti a stalla e fienile.
Al termine di Via Cusani, già in mappa sul catasto 1820, per lo meno gli edifici sul lato Nord (sinistra), lungo via Cusani e la stalla-fienile che ora divide in due la corte. Gli edifici sul lato Sud (destra) sono successivi.
All’inizio del ‘900 vi abitavano le famiglie Oggioni, Prada, Sala e Rusconi. In capostipite di quest’ultima famiglia, Bertin del Sciam fu uno dei primissimi elettricisti cusanesi. Da lui infatti la corte è infatti riferita anche come Curt del Sciam (1).
Oggi della antica corte rimane praticamente solo l’impianto generale, mentre gli edifici sono stati tutti ristrutturati. In fondo alla parte destra della corte, attraverso un portico sia accede ad un’altra piccola corte a ridosso del Seveso dove un tempo pare fosse situata una filanda.
(1) Ezio Cuppone – Le corti di Cusano Milanino, in Cusano Milanino 1900-2000 – Comune di Cusano Milanino, 2009.
Dell’antica corte, situata all’angolo tra via Omodei e via Cusani, oggi rimane solo l’edificio lungo via Omodei, modernamente ristrutturato. Al posto della corte e degli edifici rustici, il giardino La Strecia e l’immancabile parcheggio, creato dall’intervento di risanamento e riqualificazione (come si usa dire) effettuato dal comune nel 1999-2000. Era il cuore della vecchia Cusano ed i negozi affacciati su via Omodei, a un passo dalla vecchia Chiesa, proprio di fronte a Palazzo Omodei, furono a lungo il centro commerciale della città.
È tradizione accettata che il nome della corte derivi dal fatto che essa era abitata dalle più belle ragazze di Cusano; come pure che esse potessero sposare solo giovani della corte stessa, quasi a mantenere integra la purezza della discendenza.
La Strecia (= la stretta, a indicare un luogo stretto e angusto) è il nucleo più antico dell’abitato di Cusano. Nell’isolato tra le vie Manzoni, Marconi, Omodei, Cusani la Strecia crebbe negli anni con case e cascine attorno a stretti cortili, vicoli e androni per il passaggio da uno all’altro. Gli edifici più antichi sono già riportati sul catasto di Maria Teresa d’Austria (1721). Fino al secondo dopoguerra ed agli anni del boom l’antico quartiere fu il primo approdo cusanese di molti immigrati dal veneto, dal polesine, dal sud. La lasciare la Strecia per una casa moderna a Cusano, magari in cooperativa, fu per molti un segno di successo.
Oggi, pur profondamente trasformata dalle ristrutturazioni e dagli abbattimenti, ospita ancora numerosi nuclei famigliari dalle provenienze più diverse.
Tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, il comune intervenne con un importante piano di risanamento grazie la quale una vasta area divenne pubblica e sede del giardino La Strecia. Il vicolo San Martino, un tempo un budello tra le case e le corti, ora fiancheggia il giardino.
Nonostante le profonde trasformazioni, qualche angolo che ricorda l’antica struttura è sopravvissuto a preziosa testimonianza dell’antico nucleo: l’androne all’inizio del vicolo san Martino, la curt di Ciod, la curt di Gervass, la cà del Massapurcei, l’inizio di via Arno.
Piccolo cortile all’inizio di Vicolo San Martino, in cui è ancora riconoscibile l’impianto originario. Il nome è inequivocabile: il proprietario, un Radaelli, era macellaio e produceva insaccati e salumi.
Il filare di gelsi di Via Marconi è divenuto pubblico solo recentemente, nell’ambito di un piano edilizio che in cambio di volumi abitabili (per altro su un’area “vergine”, cioè mai edificata) lo ha acquisito alla collettività. Esso costituisce una preziosa testimonianza del nostro recente passato, quando la coltivazione del gelso era il primo anello della catena della produzione della seta, tradizionale integrazione del reddito di tante famiglie contadine.
Facciamo due passi lungo questi alberi dall’aspetto antico, con il tronco rugoso e contorto dopo tante capitozzature da cui partono i lunghi rami diritti, che ad ogni stagione venivano tagliati per alimentare con le foglie i voracissimi bachi.
Un antico documento conservato nell’archivio parrocchiale di Cusano, racconta che nel 1683 il Marchese di Castel Rodriguez acquistò dal Comune e dagli abitanti di Cusano i 43 gelsi piantati “lungo la strada che va dal ponte del fiume Seveso alla Chiesa della Beatissima Vergine” in cambio di 100 lire imperiali ogni anno in perpetuo “da spendersi a beneficio della detta Chiesa”. Una cifra elevata che testimonia l’importanza del gelso già allora.
Statistiche ottocentesche registrano a Cusano nel 1847 due stabilimenti di “trattura della seta” con 68 postazioni di lavoro in totale (fornello con l’acqua bollente per uccidere il baco ed ammorbidire il bozzolo e l’aspa per avvolgere il sottilissimo filato tratto dal bozzolo); uno dei due era situato in uno dei rustici di Palazzo Omodeo, tra via Brambilla e piazza Cavour, ovviamente convertito ad una più redditizia attività industriale, anche se di tipo solo stagionale (75 giorni l’anno secondo la statistica suddetta). Nel 1892 invece è già riportata a Cusano la presenza dei F.lli Gerli con una trattura da 184 bacinelle e 335 operaie, dimensioni decisamente importanti se si considera che Cusano allora aveva solo 1750 abitanti.
Ora situato all’inizio di via Italia, all’inizio del ‘900 era sull’angolo dello stesso edificio, affacciato sulla attuale Via Manzoni.
Da sempre in via Cooperazione appena prima del “semaforo”.
Lì davanti era la fermata del Milanino, il tram che da Milano girava in via Cooperazione per arrivare al capolinea all’incrocio con viale Buffoli. Il Carate invece (cioè le corse che proseguivano per Desio, Seregno, Carate) fermava in via Sormani, prima dell’incrocio.
L’incrocio via Cooperazione – Via Sormani un tempo era identificato come “il semaforo”, l’unico di Cusano, appeso al centro, come si vede nella foto.
Il bar tabacchi centrale al semaforo. Aperto prestissimo la mattina, pieno di fumo, era ancora buio quando compravamo il biglietto o l’abbonamento del tram per andare a Milano o a Desio a scuola.
Antica trattoria, situata dove oggi [2015] c’è un negozio di scarpe. Il nome viene dalla Pesa Pubblica, che era collocata tra l’edificio e la chiesetta: funzionò fino agli anni ’60 quando fu trasferita al Bivio nell’area dove oggi c’è il capolinea dell’autobus.
La trattoria era un punto di ritrovo tradizionale per tutti i Cusanesi. Ricordo che, ancora nei primi anni 80, andavo lì a cercare tra mezzogiorno e l’una un anziano idraulico che a prezzi modici risolveva ogni problema: l’unico modo di contattarlo era cercarlo lì alle ore pasti.
Inaugurato nel 1912, il palazzo dell’Unione Cooperativa era il centro servizi del neonato villaggio di Milanino. Uffici e sale ritrovo al piano superiore, al piano terra l’ufficio postale, l’aula della scuola elementare e lo spaccio con alimentari e casalinghi. Ancora negli anni ’60 era quello che allora si chiamava una “drogheria”.
Il bar, all’inizio era nello stesso locale dello spaccio. In seguito fu spostato nel ristorante lì accanto.
Inaugurato nel 1912, il palazzo dell’Unione Cooperativa era il centro servizi del neonato villaggio di Milanino. Il ristorante iniziò a funzionare da subito, con la festa di inaugurazione del 19 maggio 1912.
Il salone del ristorante, risplendente di luci nelle serate delle feste, fu per molti ed a lungo, negli anni ‘20 e ’30, simbolo di quel mondo lontano ed irraggiungibile del Milanino.
Antico bar lungo l’attuale via Matteotti, ancora oggi è uno dei poli della movida cusanese.
Bar, ristorante, albergo in Via Matteotti, al ponte sul Seveso.
Antica trattoria in via Omodei, nel cuore della vecchia Cusano.
Antica macelleria, in esercizio fino agli anni 80.
Antica macelleria, tuttora in esercizio, anche se ha cambiato proprietà.